17 febbraio 2021, lettera al Presidente Mario Draghi
Oggetto:Richieste della Campagna #datiBeneComune in merito alla trasparenza dei dati sanitari dell’emergenza Covid-19
Illustre Presidente,
teniamo ad esprimerLe un fervido augurio di buon lavoro, certi che con l’impegno Suo e dell’intero Governo si possa far fronte, nelle difficoltà del momento, alla sfide che il Paese ha davanti.
Le scriviamo in pieno spirito di collaborazione, consapevoli che anche la cittadinanza deve fare la sua parte e prendersi delle responsabilità.
Lo scorso novembre oltre 160 realtà della società civile, del mondo della ricerca scientifica, dell’associazionismo e dell’informazione hanno lanciato una campagna di sensibilizzazione delle istituzioni per chiedere dati aperti e machine readable sull’emergenza Covid-19 per monitorare realmente la situazione e poterla gestire al meglio. Ad oggi la Campagna #datiBeneComune conta oltre quasi 50.000 firme sulla piattaforma change.org.
La società civile italiana, una delle più mature e competenti del mondo, è pronta a supportare le Istituzioni nel fare fronte all’emergenza Covid-19. Per questo abbiamo chiesto al precedente Governo di rendere pubblici tutti i dati legati all’emergenza pandemica.
È un’occasione preziosa, che è andata persa: il dialogo tra le parti e l’accesso ai dati, sono strumenti utili per comprendere meglio lo stato delle cose e soprattutto migliorarlo. Vale per il Governo e vale per la cittadinanza .
Dati pubblici, disaggregati, continuamente aggiornati, ben documentati e facilmente accessibili a ricercatori, decisori, media e cittadini.
Purtroppo, le nostre richieste non sono state ascoltate dal precedente Governo. In questi mesi però non ci siamo fermati e mentre continuavamo a raccogliere sempre maggiori consensi sulla Campagna #datiBeneComune (tradotti in un numero crescente di adesioni e di sottoscrizioni) abbiamo avviato interlocuzioni con alcuni membri del parlamento appartenenti a diversi gruppi parlamentari.
Inoltre, lo scorso 2 febbraio siamo stati convocati in un’audizione informale presso la Commissione Affari Costituzionali del Senato nell’ambito della Conversione in legge del decreto-legge 14 gennaio 2021, n. 2, recante ulteriori disposizioni urgenti in materia di contenimento e prevenzione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 e di svolgimento delle elezioni per l’anno 2021. In quell’occasione, oltre a ribadire i principi e gli obiettivi che caratterizzano la Campagna, abbiamo avuto modo di esprimere il nostro parere sul suddetto Decreto-legge e in particolare sulla necessità di avere una piattaforma gestionale che permetta l’accesso ai dati raccolti, da parte di tutte/i, in mondo interoperabile e nel rispetto delle norme a tutela i dati personali (qui il documento presentato).
In questa difficile congiuntura è importante mantenere una prospettiva di analisi che consenta una valutazione equilibrata. I dati stanno condizionando la vita quotidiana di ciascuno di noi, derivando dalla loro analisi la limitazione delle nostre libertà costituzionali. Poter accedere liberamente a tali dati è (e deve essere) dunque un diritto fondamentale per i cittadini e le cittadine. Siamo convinti che negare l’accesso ai dati, in contrasto con un ormai maturo quadro normativo, da un lato, significhi negare un diritto fondamentale e, dall’altro lato, minare l’autorevolezza e la comprensibilità delle scelte intraprese.
La trasparenza dei dati deve essere garantita ed essere riconosciuta come un principio cardine perché costituisce uno straordinario presidio a difesa dell’imparzialità delle scelte dei decisori pubblici, affinché non prevalgano interessi particolari sull’interesse generale. In questo momento storico più che mai rivendichiamo il ruolo attivo della cittadinanza e il suo diritto ad avere accesso ai dati aperti relativi all’avanzamento di un piano strategico che si deve comporre di obiettivi e risultati attesi monitorabili attraverso indicatori specifici.
Per questo motivo Le scriviamo a pochi giorni dall’insediamento del nuovo Governo per chiederLe di imprimere un cambio di passo, affinché sia finalmente garantita l’apertura, la diffusione e il costante aggiornamento dei dati legati all’emergenza sanitaria e al piano vaccinale.
Nella consapevolezza che anche questo possa contribuire a rafforzare il legame tra la società civile e il Governo da Lei presieduto, Le auguriamo buon lavoro nel bene del Paese e di tutti i suoi cittadini e cittadine.
6 novembre 2020, lettera al Presidente Giuseppe Conte
Viviamo una grave crisi. La società civile italiana, una delle più mature e competenti del mondo, è pronta a supportare le Istituzioni nel farvi fronte.
Per farlo, però, ha bisogno di dati. La cittadinanza, stremata, chiede risposte mirate, meno gravose di “tutti in lockdown“. Elaborarle richiede dati pubblici, disaggregati, continuamente aggiornati, ben documentati e facilmente accessibili a ricercatori, decisori, media e cittadini. Il nuovo sistema di classificazione del territorio nazionale in tre aree di rischio rappresenta, in questo senso, un’opportunità, perché comporta un sofisticato sistema di monitoraggio nazionale e quindi genererà, si presume, molti dati di qualità.
Il governo è consapevole di tutto questo. Un recente documento di indirizzo pone “la trasparenza e l’accessibilità dei dati al centro della strategia di gestione del rischio pandemico”. Pandemia a parte, l’Italia si impegna da tempo per la trasparenza amministrativa. In sede internazionale, per esempio, siede nel board dell’Open Government Partnership. Purtroppo, adottare un indirizzo non è sufficiente: bisogna anche tradurlo in pratica. E questo significa lavoro duro: misure attuative, integrazione di flussi informativi, data stores. Come sempre, la differenza tra il dire e il fare è… il fare.
Per questo, chiediamo al Governo Italiano di:
- rendere disponibili, aperti, interoperabili (machine readable) e disaggregati tutti i dati comunicati dalle Regioni al Governo dall’inizio dell’epidemia per monitorare e classificare il rischio epidemico (compresi tutti gli indicatori di processo sulla capacità di monitoraggio, di accertamento e quelli di risultato). Fare lo stesso per tutti i dati che alimentano i bollettini con dettaglio regionale, provinciale e comunale, della cosiddetta Sorveglianza integrata COVID-19 dell’Istituto Superiore di Sanità e i dati relativi ai contagi all’interno dei sistemi, in particolar modo scolastici. Tutti i dati devono riportare la data di trasmissione e aggiornamento;
- rendere pubbliche le evidenze scientifiche, le formule e gli algoritmi, che mettono in correlazione la valutazione del rischio, le misure restrittive e l’impatto epidemiologico ad esso correlato;
- recepire nella gestione, pubblicazione e descrizione dei dati tutte le raccomandazioni della task force “Gruppo di lavoro 2 – Data collection and Infrastructure“, presenti nel documento “Analisi dei flussi e mappatura delle banche dati di interesse per la task force dati per l’emergenza COVID-19”;
- nominare un/a referente COVID-19 su dati e trasparenza e un/a referente per ogni regione, a cui la società civile possa fare riferimento;
- istituire un centro nazionale, in rete con omologhi centri regionali, dedicato ai dati Covid, che non solo imponga standard e formati, ma che coordini e integri nuovi sistemi di raccolta e individui le criticità in quelli esistenti.
Vediamo di continuo decisioni prese per limitare il contagio sulla base di dati che non sono pubblici: la trasparenza è alla base di ogni democrazia! I cittadini hanno il diritto di conoscere su quali dati e quali analisi si basano le decisioni prese dal governo per le restrizioni dei prossimi DPCM. Da questi dati dipende la nostra vita quotidiana, il nostro lavoro, la nostra salute mentale: vogliamo che siano pubblici! E vogliamo che siano in formato aperto, perché dobbiamo permettere agli scienziati e ai giornalisti di lavorare per bene.
I firmatari di questa lettera sono estremamente preoccupati per il crollo di fiducia generato dalla gestione dell’emergenza COVID-19. In questo momento una corretta comunicazione, basata sull’evidenza dei dati, è quanto mai importante per comprendere le scelte istituzionali che hanno profonde conseguenze sulla vita delle persone.