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I Dati che Vorrei del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

Oggi esce il dossier “i Dati che vorrei”. Il primo capitolo di una serie che vuole approfondire il tema dei dati aperti del PNRR, quelli per misurare l’impatto sulle questioni di genere, generazionali e territoriali.

Nei primi giorni di febbraio 2022 Il Consiglio dei Ministri ha effettuato una ricognizione della situazione relativa ai principali obiettivi Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) del primo semestre dell’anno evidenziando inoltre che, al 31 gennaio 2022, le Amministrazioni titolari di interventi hanno emanato 113 bandi e avvisi per un importo complessivo pari a circa 27,86 miliardi di euro.

Ad oggi risultano aperti più di 40 bandi per un ammontare di risorse da assegnare che superano i 23 miliardi di euro. A tale stato di avanzamento non corrispondono però sostanziali passi avanti in termini di trasparenza ed apertura dei dati. 

Solo nel 2022 l’Italia deve conseguire complessivamente 100 obiettivi per il PNRR di cui 83 milestone e 17 target. Di questi ben 45 sono da conseguire entro il 30 giugno 2022, a cui è collegata una rata di rimborso di € 24,13 miliardi, e 55 entro il 31 dicembre 2022, per la quale è associata una rata di rimborso pari a € 21,83 miliardi.

Le lancette dell’orologio corrono e l’Italia deve dimostrare di riuscire a spendere bene ed entro le scadenze gli assegni che staccherà Bruxelles. Purtroppo, però, tutta questa velocità sta andando a discapito della trasparenza, della corretta informazione e dell’apertura dei dati del PNRR. 

Questo rischia di essere un problema quando, nei prossimi mesi, partiranno centinaia di cantieri e andrà monitorato lo stato di avanzamento dei lavori. Le comunità si chiederanno ad esempio perché è stato deciso di costruire un plesso scolastico in quel quartiere e con quelle modalità e perché non sono state consultate prima di cambiare la viabilità e la vivibilità di un territorio.

Insomma, se da una parte l’emergenza sanitaria ha dimostrato che è fondamentale comunicare bene le scelte politiche che hanno un impatto diretto e immediato sui cittadini e le cittadine, dall’altra è sempre più importante rendere tutte le informazioni e i dati di pubblico interesse accessibili al mondo della ricerca, del giornalismo, delle associazioni e del grande pubblico.

Ciò che vogliamo evidenziare è che i dati aperti costituiscono uno straordinario strumento di dialogo tra istituzioni, amministrazioni e cittadinanza, e permettono a quest’ultima di contribuire con saperi e preferenze non solo al controllo e monitoraggio nell’uso delle risorse pubbliche, ma anche al disegno e all’attuazione.

Questo aspetto non viene evidenziato solo dalla società civile, ma la stessa Commissione Europea, nella Proposta al Consiglio europeo di approvazione del PNRR italiano, ha rivolto una chiara raccomandazione al Governo italiano: “Per garantire la responsabilizzazione dei soggetti interessati, è fondamentale coinvolgere tutte le autorità locali e tutti i portatori di interessi, tra cui le parti sociali, durante l’intera esecuzione degli investimenti e delle riforme inclusi nel piano.”.

Questo dovrebbe valere per tutti gli stati dell’Unione, ma in particolar modo in Italia che tradizionalmente ha una scarsa capacità di prevenire e contrastare la corruzione negli appalti, un sistema di integrità debole e lacunoso e una scarsità di dati aperti disponibili al pubblico.

Basti pensare che l’ultimo Indice di Percezione della Corruzione (CPI) pubblicato a gennaio da Transparency International fotografa una situazione che, seppur in costante miglioramento da una decina d’anni, è ancora lontana dalla sufficienza. L’Italia, con una valutazione di 56 punti su 100 si attesta nella parte basse della classifica europea, più vicina a paesi come Bulgaria, Ungheria e Romania, che chiudono la classifica, che ai paesi nordici che invece la dominano.

Ormai è più di un anno che le organizzazioni della Campagna DatiBeneComune e quelle dell’Osservatorio Civico PNRR chiedono al governo un sistema pubblico e dettagliato che permetta di tracciare con dati aperti e interoperabili il PNRR.

Per questo, con il dossier che pubblichiamo oggi – che sarà seguito, nelle prossime settimane, da altri tre dossier incentrati sulle questioni di genere, quelle generazionali, e quelle territoriali – proviamo ad arricchire il bagaglio culturale legato ai dati.

“I dati che vorrei” è uno strumento prezioso sia per chi vuole approfondire il tema dell’Open government sia per supportare le istituzioni nella comprensione di un fenomeno che può essere un presidio di legalità ed essenziale per permettere il monitoraggio civico.

Nel dossier “I dati che vorrei” proviamo a spiegare perché vorremmo questi dati e come questi devono essere. A questo abbiamo aggiunto una breve fotografia legilsativa che spiega non solo che tutto questo è possibile, ma anche obbligatorio e fortemente raccomandato da chi, a Bruxelles, stacca gli assegni.

Buona lettura! vorrei.datibenecomune.it

Puoi rivedere la presentazione del Dossier con  Andrea BorrusoGiorgia LodiPaola Chiara MasuzzoDavide Taibi, Davide Del Monte e Donata Columbro

Di Damiano Sabuzi Giuliani