La campagna #datiBeneComune ha ricevuto un ampio sostegno da parte di diverse testate giornalistiche. Contare su dati accessibili e riutilizzabili è fondamentale per avere un giornalismo che informi davvero tutti noi, si occupi di approfondire e faccia inchieste. Tra le 50.000 buone ragioni per liberarli tutti c’è anche la necessità di dare ai cittadini un’informazione di qualità.
Ce lo hanno ricordato lo scorso 8 aprile alcuni degli speaker intervenuti a sostegno della campagna. Per il giornalismo, in particolare se investigativo, è essenziale poter accedere a dati pubblici, nel giusto formato, che siano effettivamente fruibili per un’analisi adeguata. Poiché le inchieste guadagnano una dimensione importante quando gli autori riescono a lavorare e ragionare sui dati, senza di questi ciò che rimane è una teoria più o meno astratta, poco utile alla cittadinanza.
Lo ha ribadito Mara Filippi Morrione, portavoce di Associazione Amici di Roberto Morrione. Già tredici anni fa, il giornalista Roberto Morrione aveva scoperto l’Italia al primo posto tra i Paesi in Europa per numero di omissis (parti tralasciate) nei documenti pubblici. E il trend si è similmente confermato durante la pandemia, in cui l’Italia ha continuato a distinguersi per la poca trasparenza.
Ciò non è tollerabile in una democrazia compiuta, laddove l’articolo 21 della Costituzione tutela il diritto ad informare ma anche ad essere informati, in modo corretto, adeguato, e approfondito.
“Per riuscire a mettere in pratica l’articolo 21 della Costituzione, ovvero il diritto di informare ma anche ad essere informati in modo corretto, adeguato, approfondito”
Maria Filippi Morrione, Associazione Amici di Roberto Morrione
Il diritto all’informazione fa sì che si possa essere cittadini ed elettori consapevoli e fiduciosi nelle istituzioni; fa sì che si possa correttamente realizzare una democrazia non soltanto nominale, ma compiuta.
Sfide alla digitalizzazione
Riccardo Iacona, conduttore di Presa Diretta, ha sottolineato le debolezze rese evidenti dall’emergenza Covid, tra gli altri, anche nel campo dei dati e della digitalizzazione. La prevalenza a tutt’oggi dell’uso della cartella clinica cartacea sovra quella digitale impedisce la trasmissibilità dei dati clinici e una comunicazione tra piattaforme di raccolta dati. Tale miglioramento potrebbe invece rivelarsi molto utile nell’analisi e nell’individuazione di buone pratiche.
Il Covid ci ha lanciato una sfida alla modernizzazione. E la sfida va raccolta adesso, perché ha a che fare con lo spessore, con la trasparenza, con il mantenimento della struttura democratica del nostro Paese.
“I dati non sono una cosa semplice, hanno a che fare con il futuro del nostro paese”
Riccardo Iacona, Presa Diretta
Se non raccogliamo questa sfida, rischiamo di non uscire migliori dalla pandemia.
Concorda Alberto Maio, conduttore di Aria Pulita, trasmissione televisiva in onda in Emilia Romagna e nelle Marche, che dal primo lockdown dedica una parte della scaletta ai dati dell’epidemia sul territorio. Proprio di fronte alla mancanza di elementi importanti per capire cosa sta accadendo nel nostro Paese, Aria Pulita ha deciso di sostenere la campagna #datiBeneComune.
Sarebbe interesse della trasmissione investigare due temi legati alla pandemia nell’era della digitalizzazione, ovvero la partecipazione degli studenti alla DAD e le problematiche del contact tracing. Tuttavia, l’impossibilità di reperire dati a riguardo si traduce nell’impossibilità di procedere con il lavoro.
Benefici di dati aperti
L’accesso a dati aperti e fruibili permetterebbe a giornalisti e non solo di condurre ricerche fondate e corroborare notizie realmente utili per l’informazione della cittadinanza. Questo il messaggio comune a tutti gli interventi.
Ce ne ha infine portato evidenza Riccardo Saporiti, contributor di InfoData Sole 24 ore, blog della testata giornalistica che si occupa di analizzare i fatti attraverso i numeri.
Grazie all’utilizzo di quei pochi dati aperti resi disponibili dalla protezione civile, ad esempio, è stato possibile scoprire quanto la stessa pagasse le mascherine al tempo del dibattito sulle mascherine a 50 cent/cad. Ancora, l’aggregazione dei micro-dati accessibili sui primi 64.000 tamponi positivi in Lombardia ha permesso di correlare i picchi di contagio nelle persone over-75 con le RSA.
“Immaginate cosa potrebbe fare la società civile se tutti avessero accesso a questi dati”
Riccardo Saporiti, InfoData Sole 24 ore
Se è stato possibile trarre informazioni così utili da dati limitati, immaginate cosa potrebbe fare la società civile, se tutti avessero accesso a dati adeguati e riutilizzabili.